Abbiamo cominciato a piantare gli alberi del Bosco intensivo a novembre 2017.

Tre primavere dopo il bosco è in perfetta salute, con qualche perdita dovuta a problemi di siccità estiva (che anni caldi che abbiamo avuto!!!), ma ora è rigoglioso e fitto.

Guardate la foto attuale e confrontatela con quella iniziale: c’è una bella differenza!!

Provare a entrarci dentro, anche se gli alberi sono al massimo alti 3 metri, dà l’impressione di attraversare una foresta fitta, quasi una foresta tropicale, certo piccolissima, perché dopo qualche metro ne usciamo, ma se riuscissimo a estenderla?

L’idea con la quale siamo partiti ci sembra abbia mostrato tutta la sua validità, e quindi questo metodo potrebbe esser utilizzato anche in altre situazioni, in cui si vuole riforestare rapidamente un’area. Si tratta di realizzare un bosco misto, alternando alberi (qui da noi abbiamo piantato alberi tutti da clima mediterraneo) con arbusti, per cui vi è una ricca varietà di specie.

Non si tratta, cioè, di un bosco con una sola specie, come quelli delle foreste nel Trentino, che sono stati spazzati via dalla tempesta Vaia nell’autunno 2018. Noi pensiamo che la diversità di essenze aumenti la resilienza del bosco, cioè la sua capacità di resistere a perturbazioni, ritrovando il suo equilibrio. Infatti, piante diverse non reagiscono allo stesso modo a una stessa sollecitazione, ed effetti a catena come quelli di Vaia sarebbero meno probabili.

In presenza di sconvolgenti cambiamenti climatici, occorre promuovere azioni che servano a mitigarli: se non possiamo evitare gli eventi estremi, che diverranno sempre più probabili, possiamo cercare di rendere le foreste più resilienti ed in grado di resistervi meglio.

Le foto del bosco intensivo a 3 anni di vita

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