Il mimoso che non molla

 

Nel Parco Garbatella

Elogio all’albero di mimosa

Non è stato il primo albero da fiore del Parco Garbatella, potremmo averlo piantato fra il 1999 e il 2003. Prima di lui mettemmo un cercis siliquastrum dai grappoli di fiori rosa e un prunus pissardi, con le foglie rosse scure e i fiori color rubino.

Ma la mimosa è speciale, la sua fioritura anticipa la primavera, ha il colore del sole e porta allegria. E’ poi la qualità del nostro albero è bella: le palline dei suoi fiori sono particolarmente gonfie e dorate.

L’albero però cresceva a fatica, un po’ stortignaccolo, lo guardavamo con affetto e pazienza confidando nel tempo. D’altra parte eravamo impegnatissimi a recuperare a parco un terreno abbandonato e sporco, piantando alberi e organizzando eventi, intenzionati a far valere il buon diritto dei cittadini ad avere un Parco e a respirare aria pulita.

Finalmente esplode una chioma folta e bellisima tutta d’oro. Restiamo tutti incantati ad ammirarne la sua bellezza ed eravamo anche pieni di orgoglio: C’era Tommaso che diceva che l’aveva avuto da un suo amico, mentre io sostenevo di averlo acquistato dal vivaio del cognato di Luisa…, ma in verità ciò non aveva alcuna importanza di fronte a quello splendore.

Scegliemmo la mimosa come simbolo del Circolo per il nostro primo blog

Ma la vita riserva sempre sorprese. Lo dovevamo immaginare l’8 marzo era vicino.

Una mattina troviamo l’albero distrutto, nel cuore della notte la sua bella chioma fu devastata senza pietà, strappando anche i rami più robusti e causando lacerazioni profonde nel tronco per ricavarne rametti da vendere ai semafori per qualche soldo.

Un comportamento brutale, inutile e gratuito, che richiama la violenza contro le donne. I fiori della mimosa, secondo gli Indiani d’America, hanno un significato ben preciso: forza e femminilità. Ma all’epoca non furono fatte considerazioni simboliche, né la violenza contro le donne era così diffusa.

Da quell’anno in poi c’è la Festa della mimosa, rigorosamente prima dell’8 marzo

La nostra preoccupazione fu quella di salvare l’albero e da quell’anno in poi, intervenire preventivamente a tagliare con garbo e con amore le infiorescenze possibili per distribuirle a tutte le persone come augurio per il risveglio della natura.

 

E così per tanti anni, fintanto che l’anno scorso è schiantato a terra a causa di una carie radicale che ne ha indebolito le radici fino a che non sono più riuscite a sostenere l’albero.

 Visto che una piccola porzione di apparato radicale sembrava ancora viva, decidemmo di lasciarlo dove stava, rimuovendo soltanto i rami che si erano spezzati nella caduta e quelli che invadevano il vicino parcheggio del mercato.

Mettemmo anche un bel cartello che spiegava perché lasciare un albero in seria difficoltà e non rimuoverlo.

E ancora una volta il nostro mimoso ci ha sorpreso: la gran parte della chioma è sopravvissuta e per questa primavera 2019 ci ha preparato un’abbondantissima fioritura.

Sabato 2 marzo festeggeremo la sua festa, con la convinzione che anche da terra il mimoso ci accompagnerà ancora per molti anni, con il suo esempio di indomabile resistenza.

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