Come in ogni comunità umana, anche nel nostro piccolo universo sociale che ruota attorno al Parco Garbatella ci sono i grandi fari sulla scogliera, le colonne portanti che mai si indeboliscono restando immobili nel loro fermo sostegno nelle idee e nella pratica. Loro mai, o quasi mai, cedono alla debolezza delle distrazioni della vita che ci allontanano e ci riavvicinano al parco. Anna Maria, Tommaso, Romolo, Antonio ci saranno sempre e comunque.

Poi ci sono gli esseri umani normali, quelli come noi che vanno e vengono come le onde del mare. Certo insieme possiamo erodere la roccia più dura, ma solo in un andirivieni corale che ci porta ad alternarci e sostituirci di continuo. Tra noi ci conosciamo e riconosciamo come facenti parti di una piccola classe sociale: “i normali che amano il parco”.

Una cosa bella che ha portato al parco questa strana epidemia è una nuova classe sociale: “i piccoli eroi silenziosi”. Nelle ultime settimane di chiusura e adesso che il praco è nuovamente popolato di persone è comparso un nuovo gruppo di volenterosi che bagnano, zappano, raccolgono rifiuti, sudano e faticano per un albero in difficoltà o delle piantine appena piantate.

Forse sanno poco o niente del parco e della sua storia, ma non importa. Fanno tanto e fanno bene. Un grazie a questi piccoli eroi silenziosi: Emanuel, Enrico, Nicolò che hanno lavorato a pulire la zona tra parco e parcheggio e hanno aiutato con la realizzazione e l’innaffio della nuova aiuola fiorita; Leonardo che ha fatto tutto il lavoro col decespugliatore; Francesca che ha pulito, innaffiato e invasato; Manuela e il suo aiuto al bosco intensivo; Dario che ha innaffiato e fatto gli invasi per gli alberi.

È una bella umanità quella che si prende cura di questo angolo di Roma.

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